Monday, February 06, 2006

Lou

E’ solo un gran bel giorno. Il parco è verde. C’è il sole. La gente vive felice.
Ma c’è qualcosa che non va. E’ solo un gran giorno. Ma qualcosa puzza.
Sono felice. Ma non sembra che sia così il mondo che mi circonda. Lou mi consiglia di bere sangria nel parco. Ma lo stesso qualcosa non va. Tutto così allegro, soleggiato, verde. Tutto così bello che sembro una macchia di sporco, io, l’ultimo umano su questo parco.
La mia porta si è chiusa. Per sempre. E intorno degli altoparlanti invisibili suonano Velouria. E nella mia testa pulsa la vita. Musica esce da un albero alla mia destra, dal cespuglio dietro di me, dagli occhi di un bambino vicino. Dalle scarpe di una signora.
Un uomo barbuto si avvicina. E’ vestito di pelle nera. Ha degli occhiali da sole addosso. Lo nascondono dalle altre vite. Ma io riesco lo stesso a vedere i suoi occhi.
Lo chiamano “Il lurido” qua nel parco. Tutti lo evitano. Ma, di nascosto, con quegli occhi che tanto lo disprezzano, lo seguono, lo spiano. Osservano la sua camminata cadenzata, il suo strascicare i piedi così non normale, ma così attaccato alla sua idea. Continua a camminare verso di me. Si direbbe che mi punta. Ora striscia ancora di più di prima le suole. Il corpo lo segue. La sua schiena si snoda sui suoi organi. Accelera. Sembra che si muova a ritmo del mio cuore, sempre più agitato. TUM. TUM. TUM TUM. E lui accelera, accelera, accelera. Sembra voglia salvarmi da qualcosa. Nei suoi occhi nascosti vive la storia della sua vita. Sul suo corpo madido d’esperienza, racconti.
Fosse vestito di bianco lo chiamerebbero profeta. Invece così, avvolto nel suo giubbotto di pelle nera, è solo “Il lurido”.
Nel frattempo la vita continua a scorrere infermabile, con il sole lassù dove lo disegnerebbe un bambino, le mamme attente, i fili d’erba ballerini.
E’ solo un altro gran bel giorno.

Monday, January 09, 2006

Libertà

Ho visto le peggiori menti del pianeta spacciarsi per le migliori.
Le migliori vantarsi di esserlo. E far di tutto per dimostrarlo.
Poi in un sacchetto mi sono trovato anche io. Ero piccolo, azzurro chiaro, dolce per la lingua.
Ero un cancello per nuovi mondi.
Vicinissimi.
Così vicini da poter essere confusi con me stesso.
Invece una sottile linea sfocata divideva la realtà dalla realtà.
Ho accostato l'orecchio al mio braccio.
E milioni di sirene godevano, facendomi sentire i loro orgasmi.
Poi buio.
L'orecchio è tornato ad ascoltare l'esterno.
E il rumore m'assopiva. La televisione cantava la sua gloria.
Le persone si autocelebravano.
Ho dovuto convivere con questo.
Una prigione senza pareti, senza sbarre, gabbie, sole da vedere dalle grate.
Una prigione di sottilissime bugie. Che mi ha aiutato a riconoscere la libertà. Ed era.

Profezia

Tossicodipendenti in divisa mi passano vicino.
Non sanno di essere uguali a me. Drogati del potere.
Le porte della percezione ora sono purificate,
La profezia sul foglietto illustrativo
si compie.

Perfezione

Sono la mia perfezione.
Ma ancora non ho imparato ad accettarmi.
Ho la fortuna di non aver rispetto per me.
E con questo passpartout ho tutte le porte aperte.

Funerali di una fata

Non svegliarti. O meglio, rimani sveglio nel tuo sogno. La dove le fate ancora sorridono.
Dove un battello ebbro è il miglior compagno di viaggio. Per il viaggio.
Dove il cielo è bianco e il sole nero.E non ci si meraviglia per questo.
La dove i soldi sono solo lumini per arrivare a Lei,
la Dea-Parca che guida il mondo verso le sue forbici lucenti.
E i viaggi sono solo luce per orbi.
Per ricordarsi di rimanere svegli,
mentre, a pezzi,
sognano la realtà.

Epitaffio

Neve bollente ricorda alla mia lapide di non completare il suo epitaffio.
Di non rientrare nella circolarità delle cose.
Di fermarsi prima. Quando la botta ti sale alla testa.
Quando ritorni il tuo eroe preferito,
che rivedi nei burattini che ti circondano il nemico, o l'amico, che pensavi d'aver perso.

....

Una Marlboro mi guida tra i miei pensieri. Mi illumina negli spazi più bui.
Un urlo silenzioso mi trapassa le orecchie.
Non è come un quadro.
E' un assenza di niente che si nota.
Assomiglia all'orgasmo soffocato dei condannati a morte.
Quando gli si spezza il collo.

Non-ombra

Vita.
Stop.
Benvenuti nella porta Giulio-.mondo, mondo-Giulio.
Entrata per un universo contenuto in un corpo, e di un corpo contenuto in un universo.
Fuori fa freddo. E' inverno. Ma nel mio buio il corpo è caldo.
Sento. Sono sveglio e sento. Pulsa. Tum Tum Tum.
E' vivo. E io sono dentro di lui. O è lui dentro di me?!
Pensavo di averlo perso, ma nei brutti momenti è qui.
Quando mi accendo una sigaretta, è qui.
Quando mangio, quando vado, quando scopo.
Non è la mia ombra. Non esiste solo alla luce del sole.

Tuesday, November 15, 2005

Buio

Buio. La candela vicino a me tenta di vivere. Ma il mondo è più forte di lei. Ora al suo posto, fumo.
Buio. Dentro e fuori. Dentro di me una strada invisibile continua a chiamarmi. Vuole essere percorsa. Cavalcata. Scopata.
Buio. E il resto non esiste.
Buio. E sono solo. Libero di potermi levare il cerone dalla faccia.
Buio. E non portrei desiderare di meglio.

Monday, November 14, 2005

Buio. Caffè, sigarette e Pink Floyd

Buio. Solo il computer che mi illumina le mani. La sigaretta si muove velocissima sulla tastiera. Il fumo passa davanti agli occhi, vive il suo attimo e sparisce nel nero. Qui ci siamo solo io e questa storia. Il mondo l'ho chiuso fuori dalla stanza. Syd Barret mi ricorda che sono vivo. Mi emoziona. Passo a nuove percezioni lsdiane. La testa mi si muove. Ondeggia leggera sul pentagramma. Passa da un rigo all'altro. Morbida. Ora invece mi si ingrossa all'improvviso. Poi torna subito normale. Piccola. E' il momento dell'assolo vocale del great gig in the sky. Come vorrei essere qui con me. Invece un giorno ho aperto gli occhi e non c'ero più. Un estraneo viveva al mio comando neuro-sinaptico. Si alzava quando glielo dicevo, si muoveva come e quando volevo io. Ero un guscio estraneo legato ad un pensiero non mio. Burattino e burattinaio ho passato l'esistenza a comandar ed essere comandato. Mentre i pensieri, i ricordi, i sogni mi trapassano la testa, una manciata di note mi scivola addosso. Mi sveglia, mi stupisce. E ritorno nel mondo. Flash. Il monitor mi illumina. Mi veste di una luce mistica. Salve a tutti. Sono la divinità della mia camera. Del mio buio. Divinità, celebrante e fedele. La sigaretta si è spenta da un pezzo. Ora rimane solo un cadavere giallo-arancione. I giornali parlano di un misterioso caso di autocombustione per la povera camel, che nel mezzo della sua vita si è accesa. Luce nel buio, è stata scelta dalla divinità. E ora giace inerme. Nel posacenere-posacerebro. Un alieno riesce ad entrare nel mio mondo. Si muove a passi veloci. Non come l'uomo sulla luna. Si insinua ovunque. Nell'armadio, sotto il letto, dietro la mia sedia. Velocissimo scruta il pianeta in cerca di una qualche forma di vita. Non trovandolo si accontenta di me. Cerca di mettersi in contatto. Mi dispiace non ti capisco. Se ne va. Si indirizza verso l'anello di giunzione tra il mio mondo e il suo. Lo attraversa. Ma niente effetti speciali da milioni di dollari. Solo un secondo di luce cosmica e basta. Mi rigiro a guardare il mio templio. Non c'è più. Al posto del mio limitato spazio vitale c'è il mare. Una spiaggia e più vicino a me una strada cavalcata da mille pattinatrici nude bellissime. Palme ai lati, Cadillac gialle con gli interni zebrati mi passano vicino. Forse troppo vicino. All'interno di una di questa macchine riesco ad intravedere Tony Montana. Sigaro in bocca guida tranquillo, con la calma che l'ha portato ad essere quello che è. In fondo alla strada una signora con il vestito giallo passa sopra ad un geyser di occhi maschili datati 1970. Tenta di nascondere il suo corpo con le mani, tenendo il vestito attaccato al corpo formoso. La sola donna vestita in tutta la spiaggia, ed è l'unica che vorrei vedere nuda. Un altro flash. Altra luce mistica. Sono tornato la divinità del mio regno. Il sax del gunner's dream mi riscalda. Mi dice che posso rilassarmi. Meno male, in questa gigantesca fabbrica sembra di no. O fai qualcosa oppure ti additano come morto, ti chiudono in una cassa di legno e ti nascondono sottoterra. Per non ricordarsi più di te. E allora cominciano a mettere fiori sopra la tua buca, a profumare di incenso l'aria. Per non sentirti più. Per non sentire la puzza della vita. Vestiti di nero per non attirare l'attenzione, il pubblico pagante del mio funerale, rimase stupita quando mi sentì ridere. Corsero a flotte per aggiungere altri fiori, per non farmi sentire. Fiori e incenso in bocca, per zittirmi. Ma oltre le ghirlande, i fortunati più attenti riuscirono a vedere le mie labbra che sorridevano, zeppe di bugie, ipocrisie, cazzate che mi avevano messo in bocca per far risaltare meno le loro. "Io sono vivo, voi siete morti" Penso che se Giuda avesse mandato Gesù a morte per amore di una donna tutta la bibbia non sarebbe potuta essere scritta. Sarebbe stata una contraddizione. Per amore si scusano tante cose. Troppe. E poi questo amore, dov'è? Nel mio mondo non l'ho ancora incontrato. Non che abbia la pretesa di trovarlo proprio io, ma almeno così, giusto per vederlo. Cavolo voglio additare anche io l'amore. Vado. Non arrabbiatevi se non saluto, ma we don't need no education.